Account Facebook hackerato: cosa fare se Facebook non interviene ?

Il mio profilo Facebook è stato hackerato e successivamente disabilitato. Tutto è cominciato con una notifica di accettazione di una “mia” richiesta di amicizia da parte di un utente sconosciuto.

Successivamente ho ricevuto da Facebook una mail con la quale venivo avvisato che la mia pagina aziendale era collegata un nuovo indirizzo e-mail”.

L’hacker ha iniziato a caricare e postare contenuti illeciti. Ne è seguita la sospensione e disabilitazione del profilo per violazione “degli standard della comunità”.

Sono disperato: ora non posso più accedere al mio profilo personale e non posso più gestire la pagina e il Business Manager della mia attività che, tra l’altro, continua ad essere utilizzata dall’hacker con campagne pubblicitarie fraudolente”.

Per di più Facebook, nonostante allertato, continua ad addebitarmi i costi delle sponsorizzate sulla carta di credito associata al mio account”.

Cosa devo fare se Facebook non interviene?”

Se il tuo profilo social è stato compromesso e, nonostante la procedura di segnalazione, non hai ancora ricevuto alcuna risposta da parte di Facebook o, peggio, continuano ad esserti addebitate somme per campagne pubblicitarie mai richieste, devi intervenire immediatamente.

Se non adotti specifiche misure legali potresti subire un danno molto grave. Sia perché potrebbero esserti addebitate ingenti somme sulla tua carta di credito, sia perché l’hacker, con il tuo account, potrebbe commettere reati molto gravi dai quali sarai tenuto a discolparti qualora venissi indagato dall’autorità giudiziaria.

La procedura da seguire per scongiurare questi pericoli è semplice ma articolata. Andiamo per ordine.

Per maggiori informazioni chiedi una consulenza spiegandomi il tuo caso

Account Facebook hackerato: come fare la segnalazione?

Facebook mette a disposizione degli strumenti per segnalare un utilizzo non autorizzato del proprio account. Clicca qui per seguire la procedura proposta dalla piattaforma e per recuperare il possesso del tuo account.

Tuttavia, se stai leggendo questo articolo, è perché qualcosa è andato storto e Facebook non è intervenuto a ripristinare il tuo profilo hackerato. In questo caso la tua identità digitale, i tuoi dati personali, la tua reputazione, il tuo conto in banca, potrebbero venire irrimediabilmente compromessi.

Se la piattaforma non si attiva o, peggio, permette all’hacker di utilizzare il tuo account commettendo attività illecite potresti essere indagato per reati commessi da altri. Inoltre, i tuoi dati saranno probabilmente venduti nel mercato nero (dark web) e utilizzati da diversi malintenzionati per commettere altri delitti.

Cosa fare quindi se Facebook non interviene a ripristinare un account hackerato?

Account Facebook hackerato: Perché fare denuncia querela?

Ogni qualvolta viene violato un account social, protetto da credenziali di accesso, si integra il reato di “accesso abusivo ad un sistema informatico” previsto dall’art. 615 ter cp.

Tale delitto è procedibile d’ufficio. Ciò significa che, indipendentemente dal deposito di una querela, se l’autorità giudiziaria viene a conoscenza della notizia di reato, ha l’obbligo di esercitare l’azione penale e dare impulso all’attività di indagine volta alla ricerca del colpevole.

In queste situazioni è però difficile che, in assenza di una querela da parte tua, la Procura della Repubblica (organo inquirente del nostro ordinamento giudiziario) venga a conoscenza della violazione del tuo account.

Solitamente il social network – che in teoria sarebbe onerato di comunicare all’autorità giudiziaria l’illecito – non fa alcuna comunicazione alla Polizia Postale. In difetto di questo avviso non solo mai riprenderai possesso del tuo profilo, ma l’hacker continuerà ad utilizzarlo in modo indisturbato per commettere reati che ti saranno addebitati se non proverai la tua estraneità ai fatti.

Ecco perché è necessario, oltre che utile, depositare denuncia-querela, ossia quell’atto che, oltre ad avviare il procedimento penale, ti consentirà di avvertire l’autorità giudiziaria del “furto” del tuo profilo e, quindi, difenderti, nel caso in cui la tua identità e i tuoi dati vengano utilizzati per scopi illeciti.

Inoltre, se avrai cura di redigere una denuncia-querela completa e puntuale, potrai dare alla Procura informazioni utili ad individuare il colpevole, contro il quale potrai poi esercitare un’azione di risarcimento danni, magari costituendoti parte civile all’interno del procedimento penale. Ciò ti consentirà di avvantaggiarti delle prove raccolte dal Pubblico Ministero e di risparmiare soldi e fatica nella ricerca di prove informatiche molto costose e difficili da acquisire.

A tal fine, nella denuncia querela dovrai avere cura di riservarti la “costituzione di parte civile” ma, soprattuto, di indicare “di voler essere avvisato in caso di archiviazione”.

Alcuni di questi procedimenti, soprattutto se mal “documentati” da parte della vittima, potrebbe infatti passare dal “registro degli ignoti” al “cestino dei procedimenti archiviati” per impossibilità di individuare il colpevole. La facoltà di tenere monitorato il procedimento e, magari, di aiutare l’attività di indagine, o addirittura stimolarla, potrebbe permetterti di ottenere la punizione del colpevole e chiedere il ristoro dei danni subiti che, per questi reati, potrebbero essere consistenti.

Non sai come redigere e depositare una denuncia-querela? Chiedi una consulenza

Disabilitazione account Facebook hackerato: come ottenere la riattivazione?

Come già chiarito in altri articoli Facebook non può disabilitare l’account in assenza di un grave inadempimento dell’utente. Tra questi non può certamente rientrare una condotta poco prudente quale il non aver adottato un‘identificazione a doppio fattore o l’essere stato vittima di phishing o altre truffe on line.

Quindi, se pur per sbadataggine, il tuo account Facebook è stato hackerato, non significa che ti debba essere negata, per sempre, la possibilità di riutilizzarlo. Soprattutto se, come suggerito sopra, avrai segnalato al portale l’accesso abusivo al tuo profilo e, a maggior ragione, se avrai depositato denuncia-querela.

Tieni però presente che gli strumenti (tool) forniti da Facebook per segnalare l’attività illecita non sempre funzionano. Quindi, se vuoi recuperare il tuo account devi avere la certezza che la richiesta di riattivazione giunga a conoscenza della piattaforma.

Per conseguire questo risultato è necessario inviare una diffida alla sede legale di Meta in Irlanda con la quale, allegando la denuncia-querela, spiegherai di essere stato vittima del reato di “accesso abusivo al (loro) sistema informatico”, chiederai di farti riabilitare l’account e la diffiderai dall’addebitarti somme su pagine aziendali collegate al tuo profilo.

Una diffida completa e corroborata dalla documentazione richiesta dalla normativa, non solo ti consentirà di recuperare l’account, ma ti permetterà di responsabilizzare Facebook che, in via solidale con l’hacker, sarà tenuta a risarcire i danni che hai subito in conseguenza della compromissione del tuo profilo social.

Devi infatti sapere che la normativa sul commercio elettronico (D.lgs 70/2003), applicabile ai fornitori di servizi digitali – quali ad esempio i social network – prevede un principio di irresponsabilità del provider, rispetto a condotte illecite commesse dagli utenti, delle quali non sia venuta a conoscenza. Ciò in quanto non esiste un generale dovere sorveglianza sulle attività quotidianamente svolte dagli utenti. Una simile “obbligazione di controllo” sarebbe, secondo la legge, eccessivamente onerosa e, per certi versi, vietata.

Questa regola subisce però un’eccezione ogni volta il social network viene compiutamente a conoscenza dell’illecito. Il contenuto della diffida e le modalità di comunicazione della stessa giocheranno quindi un ruolo determinante per ottenere il puntuale adempimento dell’obbligazione da parte di Meta (primo fra tutti la riattivazione dell’account).

L’indeterminatezza della richiesta e/o l’incompleta allegazione dei fatti per i quali si chiede tutela potrebbe, quindi, legittimamente giustificare l’inerzia della piattaforma e invalidare ogni sforzo impiegato per riottenere il possesso del proprio account (e delle pagine aziendali ad esso connesse) e per conseguire il risarcimento dei danni quali, ad esempio, l’addebito di somme per campagne pubblicitarie non richieste.

Non sai come redigere una diffida completa e quali documenti allegare? Chiedimi una consulenza

Account Facebook hackerato e disabilitato: È possibile agire in giudizio?

Ho seguito la procedura si segnalazione indicata da Facebook. Ho presentato denuncia-querela e ho inviato una diffida alla sede legale di Meta Irlanda”.

Il mio account è ancora disabilitato! Cosa devo fare?”

La buona notizia è che hai seguito correttamente la procedura che ti permetterà di non essere perseguito penalmente, di ottenere la riattivazione dell’account e, a determinate condizioni, di richiedere il risarcimento dei danni.

La brutta notizia è che, a volte, queste attività – pur indispensabili – sono insufficienti ad ottenere la riabilitazione di un account Facebook hackerato. Purtroppo, infatti, tali episodi sono talmente frequenti che i social network non sono in grado di far fronte alle richieste di aiuto dei propri utenti.

Spesso si ricevono messaggi automatici del seguente tenore:

“a causa della pandemia di coronavirus (covid19) disponiamo di un numero inferiore di persone addette al controllo delle informazioni

in seguito

“non possiamo controllare questa decisione perché è trascorso troppo tempo da quanto il tuo account è stato disabilitato”.

Niente panico! Qualsiasi giustificazione fornita dal social network è immotivata e illegittima. Facebook non può disabilitare definitivamente il tuo profilo in assenza di una tua grave violazione delle condizioni contrattuali.

In queste ipotesi potrai chiedere l’intervento urgente dell’autorità giudiziaria. Peraltro, se agirai per il recupero del tuo profilo personale, potrai radicare il giudizio in Italia avanti il Tribunale dove hai la residenza (Reg UE 1215/2012).

Infatti, chi agisce in qualità di “consumatore” – ed è tale l’utente che si vede disabilitato il proprio profilo personale – ha la facoltà di adire il proprio giudice nazionale (e non quello Irlandese dove ha sede Meta) e applicare la normativa italiana (Reg. UE 593/2008) che, in materia contrattuale, prevede una tutela rafforzata per il soggetto che si trova a stipulare dei “contratti per adesione” ovvero ad accettare delle condizioni unilateralmente imposte dal professionista (ossia dal social network).

Bene, ma chi paga le spese processuali!?

Il codice di procedura civile italiano (applicabile al caso in analisi in virtù del principio poc’anzi espresso) prevede, all’art. 91, che “il giudice, con la sentenza che chiude il processo condanna la parte soccombente al rimborso delle spese a favore dell’altra parte e ne liquida l’ammontare insieme con gli onorari di difesa”.

Ciò significa che, se la causa viene vinta, le spese processuali (comprensive di quelle legali) sostenute e anticipate per la riattivazione del proprio account, vengono poste a carico della piattaforma che sarà condannata a rifonderle

Chiedi una consulenza per ottenere la riattivazione dell’account e il risarcimento dei danni

Account social hackerato: responsabilità contrattuale dei social network

Ogni volta che utilizziamo i servizi di un social network – sia che si tratti di instagram, Facebook, twitter, etc, stipuliamo un contratto regolato da precisi diritti ed obblighi facenti capo ad entrambi i contraenti.

L’utente mette a disposizione i propri dati personali e si impegna a rispettare gli “standard della comunità”. La piattaforma si obbliga a fornire le tecnologie necessarie a permettere all’utente di interagire con altri utenti e manifestare la propria identità e il proprio pensiero.

Il recesso ingiustificato, nel contratto con Facebook , non è contemplato e può essere sanzionato!

Dunque, se ogni tentativo “bonario” di risolvere la controversia e riottenere il possesso dell’account non è andato a buon fine, può venirci in soccorso il processo che, grazie ad un procedimento “snello” quale quello introdotto con ricorso ex art. 702 bis cpc, ci permetterà di avere una tutela più rapida dei nostri diritti.